Quando navighiamo su internet utilizziamo solitamente dei nomi di dominio. Per accedere a questa pagina abbiamo utilizzato ad esempio il dominio microsoft.com. Se volessimo visitare la pagina della NASA dovremmo usare il dominio nasa.gov e così via.

In realtà però quando diciamo al nostro browser di voler visitare un dominio, esso non utilizza quel nome per accedervi ma ha bisogno del suo indirizzo fisico: l’ IP address. Questo è un codice composto da 4 numeri separati da punti (esempio: 131.24.15.29 ) che identifica univocamente un dominio nel web.

Il DNS è quello che si occupa proprio di questo lavoro di transcodifica. Esso deve contenere una tabella di corrispondenza tra nome di dominio e IP address e deve essere capace di rispondere alle richieste di transcodifica che gli arrivano.

Chi capisce un po di informatica potrebbe considerare il lavoro del DNS piuttosto semplice e teoricamente avrebbe ragione. Il vero problema che un DNS deve affrontare è quello della enorme mole dei dati da gestire. Bisogna infatti considerare che esistono miliardi di domini da gestire e che ogni giorno vengono fatte milioni di nuove richieste e modifiche.

Oltre a questo c’è da considerare che miliardi di persone in tutto il mondo accedono quotidianamente ad Internet e questo significa miliardi e miliardi di richieste ai server DNS che devono fornire gli IP address dei domini richiesti.

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